I "petali del SimAv" è un evento digitale di divulgazione sull'uso della tecnologia e dell'informatica.
Il centro partecipa alla quinta edizione di “La settimana del Rosadigitale”, in occasione della giornata internazionale della donna, attraverso le parole e i punti di vista di donne che svolgono attività presso il SimAv. Ecco le quattro domande a cui hanno risposto:
- Raccontaci di te, in particolare di come la tecnologia faccia parte del tuo lavoro
- Nel tuo ambiente di lavoro ti sei mai sentita emarginata/discriminata/a disagio perchè donna?
- Credi che in un ambito come il tuo si debba puntare sull’uguaglianza intesa come non distinzione del genere, oppure si dovrebbero sfruttare i diversi punti di forza di uomini e donne?
- Quale consiglio daresti per avere una società più innovativa?
Al SimAv la tecnologia e l'informatica supportano attività formative e di ricerca in vari contesti per cui si è deciso di pubblicare le risposte, aggregandole per ambito e in aggiornamento continuo a partire dal 6 marzo.
Lezioni di chirurgia: il SimAv ospita laboratori chirurgici dove i futuri medici apprendono tramite esercitazioni pratiche con l'uso della simulazione.
Emanuela Varaldo
Medico chirurgo, docente di Chirurgia- Emanuela, 51 anni, laurea: Medicina e Chirurgia, Specializzazione: Chirurgia Generale. Ricercatore confermato UNIGE.
La mia attività si svolge su due livelli: quello clinico assistenziale e quello didattico. In entrambe gli ambiti la tecnologia è parte integrante del mio lavoro, anche se la componente “umana” conserva altrettanto peso. I devices tecnologici sono correntemente utilizzati in sala operatoria, anche durante interventi di chirurgia tradizionale, o mininvasiva (senza arrivare alla chirurgia robotica!). Ci permettono di semplificare alcune manovre (vedi suturatrici meccaniche/strumenti per il controllo dell’emostasi), di identificare o monitorare la funzione di strutture anatomiche da salvaguardare, di amplificare la visione del campo operatorio, di utilizzare accessi chirurgici sempre meno invasivi grazie a strumenti specifici. Sul versante didattico i supporti informatici ci sostengono ampiamente sia per quanto riguarda le lezioni “frontali” che per quanto riguarda le esercitazioni pratiche (SimAv) e ci premettono sempre più una interazione stimolante con gli studenti. - Quando ho iniziato la specializzazione in Chirurgia Generale ero una delle poche donne, ora i tempi sono cambiati e le proporzioni tra sessi si sono pareggiate. Ho avuto la fortuna di lavorare con colleghi che non mi hanno mai fatta sentire discriminata in quanto donna, e raramente ho percepito diffidenza da parte dei pazienti.
- Credo che ciascuno di noi possa dare il proprio contributo che sarà più ricco e vario se si sfrutteranno i diversi punti di forza che ci contraddistinguono.
- Mantenere la capacità di integrare al nostro lavoro di tutti i giorni le innovazioni tecnologiche senza dimenticare il lato umano della nostra professione che resta sempre prezioso.
Laboratorio congiunto con il DIBRIS: il laboratorio nasce nel 2019 per promuovere le rispettive altissime capacità di formazione, progettazione e di ricerca applicata nell’ambito delle tecnologie hardware e software applicate alla simulazione.
Manuela Chessa
Docente di Computer Graphics and Augmented Reality, Software technologies for Human Computer Interaction- La tecnologia fa parte del mio lavoro, la tecnologia è alla base di quello che ho studiato e di quello che faccio quotidianamente. Non penso però di svolgere un lavoro "tecnologico" nel senso comune del termine: l'implementazione di nuove idee, la creazione di nuovi algoritmi per studiare e risolvere problemi sono la vera anima del mio lavoro. La tecnologia è un mezzo, o meglio un'opportunità per poter dare luce a queste idee.
- No, nel mio ambiente di lavoro, seppur almeno in passato a maggioranza maschile, non mi sono mai sentita emarginata, soprattutto per quanto riguarda le competenze tecniche. Maggiore disagio quando si passa a piani meno tecnici e più organizzativi e decisionali. In quel caso la condizione donna è, a mio parere, ancora un elemento discriminante.
- Penso che in generale si dovrebbero sfruttare i diversi punti di forza delle persone, uomini o donne che siano. Non siamo tutti uguali, per fortuna, abbiamo competenze e sensibilità diverse e questo dovrebbe essere un aspetto da valorizzare e non da penalizzare
- Uscire dagli schemi e dalle convenzioni, fornire a tutti gli strumenti per poter esprimere e dar vita alle proprie idee, facendole emergere e non livellando le competenze; non da meno, usare la tecnologia come strumento per far avanzare la conoscenza e non per farla regredire.
Serena Ricci
Assegnista di Bioingegneria per la simulazione- Sono bioingegnere e assegnista di ricerca presso il laboratorio congiunto SimAv-DIBRIS. Come ingegnere ricercatore ho l’obiettivo di creare prototipi di simulatori medici innovativi. Di conseguenza le nuove tecnologie sono l’elemento fondamentale nel mio lavoro. Nel nostro laboratorio usiamo tecnologie più o meno avanzate come l’elettronica, l’informatica, la realtà virtuale, la robotica e la stampa 3D. Queste tecnologie sono fuse insieme per creare nuovi prototipi che rispondano alle esigenze degli utenti finali quali medici, istruttori e studenti.
- No, a partire dai primi anni di università ho sempre vissuto in un ambiente prevalentemente femminile o comunque misto in cui le diversità di genere non sono mai state evidenziate. Inoltre, ho avuto la fortuna di avere due mentori donne riconosciute e stimate da uomini e donne indistintamente.
- È una domanda difficile. Credo entrambe le cose. Da una parte è importante sfatare il mito secondo cui un genere è “più” o “meno” di un altro in determinate attività. Dall’altra parte la diversità in ambienti di lavoro come il mio è un plus che porta a nuove idee, progetti, esperienze e punti di vista e come tale deve essere tutelata ed incentivata.
- Sembrerà paradossale, ma il mio consiglio è quello di utilizzare la tecnologia con le dovute cautele e con occhio critico. In questo modo si possono identificare le tecnologie davvero utili a migliorare la società ed a renderla più innovativa.
Laboratorio di accessibilità: la realizzazione di un laboratorio dotato di postazioni, software e tecnologia assistiva è la risposta alla richiesta di una società sempre più inclusiva. Attraverso il convolgimento di utenti in test di navigazione e l'adozione di metodologie e tecniche di sviluppo di siti web accessibili si promuove l’inclusione digitale e il diritto di accesso all’informazione di chiunque, per non discriminare nessuna persona che si trovi in situazioni di difficoltà.
Federica Imperiale
Informatica specializzata in accessibilità digitale- Dopo la laurea in Matematica, sono diventata un’informatica de facto e per oltre vent’anni ho gestito sistemi informatici per le biblioteche. Negli ultimi dieci anni ho, inoltre, messo a disposizione del Comitato per le Pari Opportunità le mie competenze e conoscenze informatiche. Esperienza che mi sta portando ad approfondire, qui al SimAv dove lavoro da oltre un anno, il tema dell’accessibilità web e dell’inclusione digitale in ambiti di ricerca internazionale.
- No, quando il piano di confronto è stato sulle competenze tecniche. Ho lavorato per anni in ambienti informatici dove le donne avevano ruoli di comando riconosciuti. Mi sono però imbattuta in situazioni di svalutazione professionale o commenti e ambienti sessisti, dove il ruolo della donna è ricondotto ai classici stereotipi. Lavorare con partner stranieri, inoltre, mi ha portato a guardare con occhi diversi le situazioni discriminanti che, invece prima, percepivo come la normalità a cui adeguarsi.
- Direi entrambi, se significa riconoscere l’uguaglianza nei diritti, nel pieno rispetto delle differenze e se significa non riconoscere come unico modello a cui omologarsi quello maschile. Purtroppo ancora oggi il lavoro di cura è sulle spalle delle donne a cui tocca fare salti mortali per conciliare la vita affettiva e quella lavorativa, se non addirittura uscire dal mondo lavoro.
- Pensare che gli sviluppi tecnologi siano a favore di chiunque senza creare discriminazioni rispetto a chi può utilizzarle. In questo le donne sono un passo avanti, “Se gli uomini nella vita vengono sospinti verso un «perché», alle donne si insegna ancora ad agire motivate da un «per chi»” (Prefazione di Michela Murgia a “Bastava chiedere” di Emma, ed. Laterza)
La manifestazione internazionale, che si svolge dal 2 marzo al 30 aprile 2020, è promossa da Rosadigitale, movimento nazionale di pari opportunità nell’ambito della tecnologia e dell’informatica. In tutta Italia, Europa e all’estero, attraverso eventi pratici e divulgativi, chiamati “petali” e dedicati a tutti, Rosadigitale si occupa di formare, preparare e addentrare le persone giovani e meno giovani in tutto ciò che concerne il digitale.